Montare in sella: un momento magico, da non sottovalutare

Vi riporto quasi integralmente una bellissima riflessione che Francesco De Giorgio, etologo zooantropologo, fa nel suo interessantissimo Dizionario bilingue Cavallo/Italiano (edizioni Sonda) perché si sofferma su un aspetto di fondamentale importanza purtroppo trascurato quasi sempre e quasi ovunque. 
Si intitola Sacralità in sella (pag. 404-405) e ora capirete il perché. 

In equitazione zooantropologica salire a cavallo perde il significato di obiettivo - "Ho un cavallo per montarlo" - per assumere quello, sostanzialmente diverso, di percorso di crescita cognitivo-relazionale positivo tra cavallo e partner umano.  
Nella totalità dei maneggi e dei centri ippici di impostazione convenzionale, se esprimiamo il desiderio di trascorrere del tempo con i cavalli ci viene proposta quasi immediatamente un'esperienza dalla sella, come se fosse possibile pensare e vivere il cavallo solo come oggetto, fermo o alle varie andature, che sorregge il nostro peso. In realtà, sono gli utenti stessi a richiedere questo tipo di approccio. Non si pensa al cavallo come a un essere vivente senziente, capace di donarci emozioni anche semplicemente nella relazione da terra. Lo si considera esclusivamente in ottica <richiestiva> e di equitazione.  
In un percorso cognitivo-relazionale salire sulla schiena del cavallo è un atto con una sacralità propria e affatto scontato. Molte persone che approcciano l'equino, così facendo lo riscoprono sotto un altro punto di vista, e la loro voglia antropocentrica iniziale di montare inizia a scemare e ad assumere un significato più profondo, che prevede di montarlo solo quando sarà pronto fisicamente, mentalmente e relazionalmente.  (...)
Michel Robert, campione francese di salto ostacoli: la prova vivente che si possono raggiungere i vertici dell'equitazione internazionale rispettando e amando i cavalli. 
Il cavallo non è tenuto a portarci sulla schiena. Ogni volta che montiamo in sella dovremmo ritenerlo un privilegio, una gentile concessione da parte del cavallo e non un nostro diritto.
Far montare in sella meccanicamente come spesso accade nei maneggi, senza stabilire prima una relazione con l'animale, non solo danneggia i cavalli, ma priva sia noi che loro delle sensazioni più piacevoli e indimenticabili legate alla connessione con questi animali così ricchi di cose da dire; inoltre svilisce l'equitazione, la priva di quel preziosissimo ingrediente in più, il legame profondo e la cooperazione tra l'uomo e il cavallo, che è poi ciò che la rende completamente diversa da tutti gli altri sport.  

Un'altra bellissima immagine di Michel Robert.

Commenti

  1. Quando salgo in sella tutti i pensieri spariscono e restiamo solo noi due.

    www.missdreamer.altervista.org/prendereinprestitolaliberta

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