E l'uomo incontrò il cane_K. Lorenz: due concetti fondamentali sulla natura dei cavalli

Konrad Lorenz (Vienna, 1903 - Altenberg, 1989) è forse l'etologo più famoso in assoluto anche perché è proprio lui il padre della scienza che si pone come obiettivo lo studio del comportamento degli animali, a noi tutti nota come etologia (etimologicamente dal greco ethos = costume, comportamento logos = discorso).
Nel 1973 a Lorenz è stato conferito il premio Nobel per la fisiologia e la medicina.

Dopo aver letto L'anello di Re Salomone (1949), che mi è piaciuto tantissimo e che consiglio a chi è interessato all'etologia, ho iniziato E l'uomo incontrò il cane (1950), scritto immediatamente dopo, di cui vorrei riportarvi qui una piccola parte:

Anni e anni sono passati, molte generazioni si sono avvicendate. Gli sciacalli si sono fatti docili e non hanno più paura. In grandi branchi circondano i luoghi dove vivono gli uomini, che ora uccidono persino cervi e cavalli selvatici. Anche gli sciacalli, del resto, hanno mutato vita: mentre un tempo si aggiravano intorno agli accampamenti degli uomini solo di notte, e di giorno riposavano nascosti nel folto delle foreste, ora i più forti e intelligenti sono diventati animali diurni e seguono l'uomo cacciatore nelle sue scorribande alla ricerca di prede.
E così può essere un giorno accaduto che l'orda abbia rilevato le tracce di una cavalla selvatica, gravida, cui una freccia ha impedito di fuggire. I cacciatori sono molto eccitati, da tempo il cibo si è fatto scarso. Per questo anche gli sciacalli li seguono, più affamati che mai, giacché il più delle volte non rimane loro nulla del pasto degli uomini.
La giumenta, indebolita dal peso della maternità e dalla perdita di sangue, per sfuggire al cacciatore fa uso di un espediente antichissimo, innato alla sua specie: fa una 'inversione', vale a dire torna sui suoi passi per parecchi chilometri e poi, in una zona boscosa, abbandona la pista piegando decisamente a destra. Spesso questo trucco del tutto istintivo ha sottratto un animale al cacciatore. E anche ora, infatti, gli uomini si arrestano perplessi là dove sul duro terreno della steppa le orme sembrano finire all'improvviso.
(...)
Lo stanco cavallo selvatico, che conosce lo sciacallo dorato solo come un piccolo e vigliacco brontolone, si mette infuriato sulla difensiva e cerca di colpire con lo zoccolo anteriore quel nemico petulante e che ha osato avvicinarsi troppo. Soffiando e ansimando, gira in tondo e scalcia, ma non pensa a riprendere la fuga. Gli uomini odono il baccano degli sciacalli, lo sentono venire sempre dallo stesso punto, e ora il capo dà il segnale, i cacciatori si dividono silenziosamente, gli uni da una parte, gli uni dall'altra, e accerchiano la preda.
da E l'uomo incontrò il cane di K. Lorenz cap. 1 Adelphi edizioni
Da questo stralcio si capisce che il libro è scritto in maniera molto divulgativa ed è quindi di piacevolissima lettura pur trattando argomenti di valenza scientifica. E si vede chiaramente l'origine di due concetti molto importanti che vengono spesso citati quando ci si avvicina al mondo dei cavalli: il primo, chiarissimo, è la differente relazione che si instaura tra lo sciacallo (uno degli antenati del cane domestico) e l'uomo, entrambi cacciatori, e il cavallo e l'uomo, il primo preda, il secondo predatore.
Questa differenza, che sembra intuitiva e banale, è invece fondamentale ed è importante fissarla bene in testa! Perché non esistono cavalli stupidi, non esistono cavalli svogliati, ma esistono certamente cavalli spaventati e traumatizzati.
La seconda cosa: Lorenz cita una strategia di difesa innata nei cavalli, l''inversione'.
Il cavallo, in quanto preda, se si ritrova in una situazione di pericolo ricorre subito alla fuga. E poi, per depistare il predatore, al momento giusto cambia improvvisamente direzione, scarta. Questa è un'altra cosa da tenere bene in mente quando ci relazioniamo con i cavalli. Non esistono cavalli cattivi, ma magari esausti e insofferenti sì.
Credo che tutti coloro che, per lavoro o per passione (o per entrambe le cose), sono a contatto con gli animali, di qualunque specie essi siano, non possano prescindere da una conoscenza, seppur solo basilare, di tipo etologico.     


 

Commenti

  1. Ciao!
    E' sempre bello leggere passaggi che riguardino il mondo degli animali. Sono molto affezionata a Lorenz e l'ho sempre considerato, più che il padre dell'etologia, il nonno degli etologi e degli aspiranti etologi. E' così che lo vedo, forse perchè influenzata dalle immagini in cui è ritratto con la barba bianca e dal suo modo di raccontarci le cose.
    Devo ammettere che non ho ancora letto "E l'uomo incontrò il cane", anche se spero di potermi rifare presto! Alcuni sostengono che sia un libro ancora molto attuale per alcuni aspetti, nonostante siano presenti alcune parti un po' romanzate. Ai tempi di Lorenz ancora mancavano alcuni studi e conoscenze che oggi abbiamo. Per esempio, nonostante le diverse ipotesi, le moderne tecniche di indagine hanno permesso di affermare la diretta discendenza del cane dal lupo. Quindi possiamo dire con sicurezza che gli sciacalli non sono antenati del cane. E' comunque molto interessante considerare il diverso modo di relazionarsi con l'uomo che hanno predatori e prede. Concordo sul fatto che la conoscenza è fondamentale per stabilire un contatto con qualsiasi specie animale. Purtroppo molti problemi di rapporto/convivenza nascono proprio per una mancanza di conoscenza che impedisce la nascita di un dialogo con l'altro. Penso che la conoscenza sia la base fondamentale per poter costriure, a piccoli passi, una buona relazione.
    fRa

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    1. Ciao fRa! Ti ringrazio per il tuo commento, molto chiaro e utile. Grazie per la precisazione in merito all'origine del cane, è sempre bello ampliare le proprie conoscenze. Buona giornata e alla prossima!

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