Mancha e Gato, due cavalli argentini indimenticabili

Gato e Mancha in un disegno (dal sito dedicato a Aimé Tschiffely)
"I due cavalli forniti dal dottor Solanet erano Mancha (Macchia) che aveva sedici anni e Gato (Gatto), che ne aveva quindici. Essi erano stati formalmente di proprietà di un capo indiano patagone di nome Liempichun (Io Ho Piume) ed erano i più selvaggi che si potesse immaginare. Domarli era stata una sfida che mise alla prova le capacità di vari domadores per qualche tempo, e perfino quando arrivò il mio turno erano tutt'altro che docili. Posso affermare che perfino ora che ha ventidue anni d'età, e dopo un viaggio di sedicimila chilometri, Mancha non accetta nessuno che lo monti eccetto me.  
Questi due animali erano arrivati all'estancia (tenuta agricola) poco tempo prima, insieme a una mandria proveniente dalla Patagonia. Avevano percorso una marcia su strada di oltre millecinquecento chilometri, nel corso della quale hanno dovuto vivere di ciò che trovavano, che non era molto. A un europeo amante dei cavalli potrebbero apparire, per usare un eufemismo, bizzarri. Mancha è un rosso con grandi macchie irregolari bianche sulla testa e le gambe. Negli Stati Uniti e in Inghilterra questo colore talvolta è chiamato pinto o pezzato. Gato è più o meno color caffè, una via di mezzo tra un baio e un grigio (dun), o quello che i cowboy sono soliti chiamare un bukskin. Le loro gambe robuste, il collo corto e un grosso naso romano sono lontani dalle caratteristiche di un cavallo da caccia inglese di prima classe, quanto il Polo Nord dal Polo Sud. Comunque l'abito non fa il monaco, e io ho il coraggio di affermare che nessun'altra razza al mondo è capace di un lavoro duro e continuato come quella del Criollo."    (tratto dal libro Tschiffely's Ride di Aimé Tschiffely p. 21-22)
   
    

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