Riflessioni (su una scatola)

Foto: di Wojtek Kwiatkowski
Per quella che è la mia personale esperienza nel mondo dei maneggi, che sono essenzialmente gli unici luoghi dove oggi uomo e cavallo si incontrano e possono trascorrere del tempo insieme, posso dire di cadere spesso nello sconforto.
È molto più facile vedere cavalli chiusi nei box che liberi nei paddock, è molto più facile vedere cavalli ferrati che scalzi (ovvero senza ferri), è molto più facile vedere cavalli tosati e con le treccine che con il loro mantello invernale e criniera e coda al vento. Io mi chiedo perché. Perché spendere tanto più denaro per pagare la pensione in box, perché spendere tanto più denaro per ferrare i piedi del nostro cavallo e per tosarlo per poi coprirlo con delle coperte (con un ulteriore dispendio di soldi) se il nostro amico non ne trae alcun beneficio? Capisco che in alcuni casi una certa gestione del proprio cavallo si possa rivelare più comoda e, forse, necessaria, ma in moltissimi altri casi questo stesso trattamento viene riservato anche a cavalli per i quali non è affatto utile.

Ho sentito storie da brividi, di cavalli abbandonati in box con i ferri ai piedi per così tanto tempo che alla fine il ferro, in seguito alla crescita dell'unghia, è rimasto inglobato nello zoccolo... O di cavalli che hanno mille tic dovuti alla noia, alla mancanza di stimoli, perché sempre chiusi in box, spesso anche molto piccoli, con scarsa visibilità dei compagni di scuderia o dell'ambiente esterno. E questi sono solo degli esempi, ma l'elenco purtroppo potrebbe continuare.

Foto: © Erik Nygren
La parola inglese box significa in italiano scatola. Vi sembra abbia un senso chiudere un cavallo in una scatola? Nell'immaginario comune il cavallo è sempre stato, e in teoria continua a essere, sinonimo di libertà, bellezza, sogno a occhi aperti. Cosa rimane di tutto questo negli occhi dei cavalli che dondolano nervosi e rassegnati all'interno di scatole dalle quali a volte non escono mai?
Nelle scatole si chiudono i segreti, si conservano oggetti a noi cari o cose che non utilizziamo più; in alcuni casi finiscono a prendere polvere in soffitta, in altri invece gelosamente custodite nell'angolo più nascosto del nostro armadio. Ma i cavalli, che siano a noi tanto cari o che siano invece giocattoli che non ci piacciono più, non possono restare chiusi in delle scatole, non è il loro posto.

Chi agisce a fin di bene crede che nel calduccio del suo box il cavallo possa stare meglio, anche io da bambina lo credevo: mi piaceva immaginarli nelle loro casette, ben protetti, con cibo e acqua a un centimetro di distanza e tutte le comodità del caso. Ma i cavalli non sono persone né tanto meno oggetti. Ciò che è bene per noi può non esserlo per loro.
Con questo non voglio assolutamente dire che sia giusto prendere il cavallo, buttarlo a caso in un paddock fangoso, senza una capannina come riparo, con altri cavalli che non ha mai visto. Voglio dire che si può trovare il giusto equilibrio tra un morboso attaccamento a criteri di benessere umano e una gestione più naturale ragionando su come il cavallo si prenderebbe cura di se stesso se fosse libero.

Ho notato che spesso nei maneggi ci sono solo box o pochissimo spazio destinato ai paddock così non è sempre facile per chi desidera che il proprio cavallo abbia uno stile di vita più naturale trovare la sistemazione adeguata. Come mai? Semplice: se le strutture che accolgono i cavalli sono pensate così è perché c'è più gente che desidera avere il cavallo in box che al paddock.
Purtroppo oggi, per forza di cose, non si può essere troppo idealisti perché altrimenti l'unica soluzione diventerebbe rinunciare a tutto nel momento in cui ci si dovesse rendere conto che ciò a cui si aspira non è realizzabile. Ma qualcosina nella giusta direzione si può sempre fare. Secondo me anche il box può non essere una prigione, ma dipende ancora una volta da noi. Garantiamo qualche ora di libertà e di svago al nostro cavallo e non tiriamolo fuori solo quando ci serve e così anche la vita in box risulterà più che accettabile.
"Curiosare per il cavallo è un'esigenza vitale. L'esplorazione di oggetti, persone e situazioni sconosciuti gli permette di crearsi una rappresentazione mentale dettagliata del proprio contesto di riferimento. In particolare, sono le sfumature, i dettagli appunto, a essere analizzati, catalogati e archiviati. Il cavallo sa cogliere molto bene le sfumature proprio grazie al suo allenamento alla curiosità. Diamogli sempre la possibilità di sviluppare un atteggiamento curioso, di vivere in un ambiente vario e stimolante, anche attraverso attività svolte insieme tese alla scoperta e all'avventura. Un cavallo che vive tutta la sua vita in un box, privato quindi di quegli elementi che allenano le aree cognitive del suo cervello, diventa ipo-stimolato, poco propenso all'interazione con il contesto in cui si trova, quasi apatico e privo di tutte quelle componenti e caratteristiche comportamentali che non rendono giustizia alla sua essenza genuina di animale cognitivo."                                                         Dizionario bilingue Cavallo/Italiano p. 47 di F. De Giorgio, edizioni Sonda
A giudicare dalla quantità di persone che dicono di avere una grande passione per i cavalli mi sembra davvero strano non riscontrare tutto questo amore anche nella vita nei maneggi, dove si vedono cavalli, con selle letteralmente lanciate sulla schiena, iniziare e concludere la sessione di lavoro e venire ricondotti automaticamente nel box. Naturalmente ci sono le eccezioni. È sempre un peccato dover includere in comportamenti diffusi anche chi invece cerca con fatica di portare avanti il proprio pensiero e il proprio stile di vita con il suo cavallo nonostante gli sguardi pesanti di chi giudica credendo di sapere tutto (e invece è solo schiavo di abitudini e luoghi comuni).
 
Foto: © Natalia Estrada Art
Io non ho ancora la fortuna di avere un cavallo mio, ma vorrei che chi invece questa fortuna ce l'ha ragionasse anche solo per un attimo su queste poche righe. Sarebbe un bel regalo di Natale per il vostro cavallo.
Poi ognuno fa ciò che ritiene più giusto, ma almeno pensiamo a delle alternative e non fossilizziamoci nelle cattive abitudini.
"Se devo essere schiavo dell'abitudine, che io sia schiavo di buone abitudini. Devo distruggere le mie cattive abitudini e tracciare nuovi solchi per una buona semina. Mi costruirò buone abitudini e diventerò loro schiavo." (Og Mandino)

A chi "dimentica" per mesi e mesi il proprio cavallo in box parlerà la propria coscienza, ammesso che ne abbiano una. Per comportamenti del genere non c'è scusa che tenga. Spero che queste persone i cavalli non li incontrino più nemmeno nei sogni.


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